L'AVVERSARIO - dall' "Almanacco Illustrato del Motociclista"

Abbiamo esaustivamente trattato il tema di un gesto nobile, antico e poetico come il “saluto fra motociclisti”, accennando al fatto che le regole che valgono incrociando un altro Motociclista siano profondamente diverse qualora se ne incontri un altro che ci raggiunge o che raggiungiamo nella stessa direzione di marcia.
In effetti, se avevamo espresso con un semplice gesto della mano fratellanza, amicizia, appartenenza ad una comunità, appena il Motociclista scorge in lontananza la sagoma di un altro mezzo a motore a due ruote, questo diventa semplicemente un avversario da combattere.
Non importa se l’improvvisato e inconsapevole antagonista che abbiamo appena puntato come se avessimo un mirino laser o un tracciatore di calore sulla strumentazione sta in realtà facendosi una giratella con la vecchia scrambler pensando a qualsiasi cosa al di fuori che l’ingarellarsi con uno smanettone pronto a raschiare le saponette pur di metterlo dietro; se aveva appena riaccompagnato a casa la morosa e trotterellava tranquillo ripensando al bel pomeriggio piacevolmente trascorso e alla felice conclusione in camporella, testimoniata dalla coperta legata dietro con un elastico e fumandosi pure una paglia o fischiettando “L’amore è come l’ellera”. Nella mente di chi inquadra l’avversario da battere vige la sola regola che nel motociclismo ci sono solo due opzioni: essere quello che sta dietro o quello che sta davanti, per cui alla prima occasione si dovrà rischiare anche di addirizzare la curva ma mai e poi mai si dovrà indulgere nel superare l’avversario.
Spesso la gara immaginata avviene poi in presenza del normale traffico veicolare urbano, che influisce non poco sulle prestazioni di uno dei concorrenti, specie se ignaro di trovarsi nel bel mezzo di una competizione, o se uno dei due è in grado di capire che superare una macchina in prossimità di una curva cieca non è una di quelle azioni per cui potrai essere ricordato con benevolenza dai posteri; bene che ti vada al massimo puoi portare la buccia a casa ma con l’altissimo pericolo di essere mandato a morì ammazzato dall’incolpevole automobilista che ti evita all’ultimo momento e che proveniva in senso contrario.
Imbottigliato dietro ad un pullman di turisti polacchi, il Motociclista su supersportiva che ha appena ritirato la moto dal tagliando dovrà invece subire la “disfatta” di essere sorpassato da un tipo in ciabatte e canottiera alla guida di una Sportser 1200, il quale potrà così giustamente vantarsi con gli amici del bar che lui con il suo ferro ha messo dietro anche le R1. 
Diverso il caso in cui il nostro smanettone veda sopraggiungere da tergo, negli specchietti che non ha tolto dalla carena ma unicamente perché altrimenti rimangono i buchi, che sono antiestetici, l’inconfondibile figura di un altra moto. Vedi cosa sucede a distrarsi e mollare un attimo il gas per guardare il panorama?!
Subito quello dietro che ne approfitta! 
Orrore!
Spesso se il Motociclista più veloce ha un minimo di materia cerebrale intatta, si mette dietro magari rallentando leggermente per evitare che il cretino davanti rischi la vita pur di non farsi superare e godendosi un po’ anche il paesaggio, creando negli specchietti di quello davanti il tipico effetto detto “della figurina attaccata”. Questo perché nonostante gli sforzi dello smanettone che ha già da un pezzo cominciato a rischiare l’osso del collo pur di non farsi superare, la sagoma del frontale di quello dietro non vuol sapere di scollarsi.
Sebbene i motociclisti più esperti consiglino in questi casi di lasciar passare quello che palesemente si sta dimostrando più sciolto alla guida e quindi più veloce, giacché si può sempre approfittare della sua evidente maggiore destrezza per provare a fare qualche chilometro dietro per vedere di imparare pure qualcosa, spesso lo smanettone inconsapevole e pure un po’ coglione taglierà curve, staccherà come se stesse guidando in pista, ruoterà il polso destro come se dovesse strizzare un asciugamano bagnato pur di non farsi superare in modalità detta “a vita persa”, fino a che uno stop o un semaforo per lavori stradali verrà in suo soccorso consentendogli di fermarsi per riprendere fiato; oppure improvviserà una deviazione assolutamente fasulla giusto per salvare l’orgoglio verso una stradella secondaria che lo condurrà su una sterrata e poi nel giardino di una villa, dove due dobermann affamati gli ridurranno la tuta nuova a brandelli. O almeno è quello che gli auguriamo.
Nel caso in cui invece quello dietro sia davvero più sgamato, oppure si faccia meno scrupoli, supererà l’avversario più lento anche a costo di prendere dei rischi, ma consapevole che in questo modo metterà fine al triste teatrino dell’incapace davanti che sta mettendo a rischio la sua e l’altrui incolumità. Dopo due curve lo vedrà sparire pure dallo specchietto, sperando che si sia messo l’anima in pace dando la colpa a “queste merde di gomme lo sapevo che non dovevo dare retta al mio amico Pierugo”, oppure “ma l’altro aveva di sicuro un prototipo da Superbike”, “sarà stato Lorenzo Dalla Porta in incognito, lo so che viene qui per allenarsi”.
Il pilota più veloce potrà quindi continuare la propria passeggiata in souplesse dondolandosi fra una curva e l’altra, fino al semaforo suddetto dei lavori stradali. Dopo una decina di secondi, però, sentirà avvicinarsi il rombo dello scarico aperto dell’avversario, che vedendo spazio fra il semaforo e l’altra moto ferma, gli si metterà davanti, dando inizio di nuovo alla sfida. Di solito, a questo punto, quello più veloce decide di cambiare strada o fermarsi per un panino, ché almeno l’altro si ammazzi da solo.

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