L'INTERFONO - dall'"Almanacco Illustrato del Motociclista"

Nel corso della sua vita, ogni Motociclista si trova a dover affrontare l’atroce dilemma: interfono sì o interfono no.
Il sistema di comunicazione fra guidatore e passeggero prima, e fra compagni di viaggio, in seguito all’evoluzione dei dispositivi, impone infatti una scelta se continuare a comunicare in maniera tradizionale o tramite il mezzo tecnologico in rapida e continua evoluzione.
I metodi di comunicazione tradizionali sono in realtà almeno due: il primo consiste nel linguaggio dei segni fra Motociclisti, che alcune scuole paragonano a quello per sordomuti, specie se affinato dall’intesa fra vecchi amici o partner, che possono andare da comunicazioni basiche del tipo “devo fare pipì” alle evolute come “sono quasi a secco ma non ci fermiamo al prossimo che sono cari assaettati, arriviamo al prossimo paesino così prendiamo pure un caffè da quella con le poppone” per arrivare a “non ti ricordi mica dove abbiamo mangiato i pici all’aglione l’ultima volta che siamo passati di qua?!” con la risposta conseguente “no dai cavolo ho dovuto viaggiare con la visiera aperta tutto il viaggio di ritorno avevo un fiato che stendeva i canguri” per giungere infine a esplicite richieste sessuali (anche spinte) alla compagna; tanto si può sempre asserire che ha capito male i gesti. L’altro modo tradizionale consiste nell’alzare la visiera, rallentare e quasi sempre urlare a squarciagola le informazioni strettamente necessarie al proseguimento del viaggio, magari rischiando di perdere la concentrazione nella guida e abbracciare un casotto dell’ANAS.
Il sistema più evoluto, invece, consiste nell’urlare a squarciagola ugualmente, ma dentro il casco sperando che, fra un fruscìo del vento e il rumore della moto, il nostro interlocutore riesca a intuire una beneamata cippa di quelle informazioni, quasi sempre inutili, che si vuole darle/gli.
In effetti, ai suoi esordi l’interfono non si è fatto amare particolarmente per la facilità di utilizzo. I primi erano quelli con i fili fra i caschi e con le batterie, ovvero dei contenitori con dentro le pile che si scaricavano dopo poche ore, ma sempre troppo tardi in confronto a quanto si sarebbe voluto far cessare quel supplizio di suoni intraducibili. In realtà, nessuno dei due avrebbe mai voluto portarlo, l’interfono, ma una volta che lo avevi regalato per Natale, nessuno dei due aveva il coraggio di confessare che lo odiava, perché poteva sembrare che non volevi sentire l’altro mentre andavi.
Solo successivamente venne l’involuzione: quelli alimentati con la batteria della moto! In tutti e due i casi, erano delle trappole infernali con delle cuffie enormi che ti spaccavano le orecchie, anche perché i caschi non avevano lo spazio all’interno e con tanti di quei fili a legare pilota, passeggero, moto, che se ti veniva la disgraziata idea di scendere senza disconnettere prima il cablaggio, rimanevi agganciato e rischiavi l’asportazione del padiglione auricolare.
Col passare del tempo, fortunatamente, i dispositivi si sono evoluti molto, tanto che adesso sono senza fili, hanno portata di centinaia di metri, batterie quasi interminabili; ci puoi sentire la musica, prendere le telefonate, sentire il navigatore e alcuni fanno pure foto e filmati. Per i pompini, continuate pure a prendere le lavoranti dello scorso anno. Sentire veramente bene che diamine abbia da dire il tuo passeggero, però, rimane spesso solo un miraggio, anche se in buona parte non dipende dal dispositivo ma dalla quantità di vento che la moto riesce a riparare.
Il Motociclista che si approccia a questo tipo di tecnologia che ha una continua evoluzione, dovrà però prestare attenzione ad alcune facili regole che noi di AIDM ci sentiamo di consigliare: evitate di annuire continuamente col capo mentre la vostra donna vi sta raccontando le ultime vacanze di sua madre, o del vestitino che ha provato all’outlet di Barberino solo perché mentre chiacchiera non fa caso che vi state sparando il Giogo a randello; ad un certo punto vi chiederà un’opinione o un commento e voi non sarete preparati perché andavate troppo forte per sentire alcunché. La punizione di solito sono cascate nella nuca. E anche se non sentite nulla vi dispiacerà per il casco, il suo, che le avete regalato per il compleanno spendendo una fortuna.
Lo sappiamo che poter continuare a chiacchierare con gli amici sulle altre moto o conversare a telefono mentre state entrando in autogrill a prendere la sigarette è molto divertente, ma a parte che sembrate dei deficienti che parlano col proprio pisello mentre sono all’orinatoio col casco indosso, se stavate continuando a fare promesse sessuali del tipo “stasera in albergo ti apro come una cozza” alla vostra passeggera, la cosa non potrebbe far piacere alla cassiera del bar, che se vi da un cartone nei denti ha pure ragione.
Infine, sebbene gli interfoni adesso abbiano tutte queste mirabolanti funzioni, rimangono degli oggetti inutili se non si ha un minimo di preparazione tecnica. Un minimo!
Insomma: prima di partire, una scorsa veloce al libretto delle istruzioni datela, per evitare che vi parta la voce in russo o cinese mandarino, o almeno per capire, fra le tante funzioni, come diavolo si possa accendere!

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