LA MOTO EDUCA IL GIOVINE - dall'"Almanacco Illustrato del Motociclista"
“Questi trapper di oggi non sono cantanti, e quella che fanno non è musica. Ai nostri tempi sì, che c’erano musicisti veri”.
“Certo che questi giovani vanno a giro vestiti che sembrano dei coglioni”.
“I ragazzi di oggi passano il tempo col naso sul cellulare, non hanno nessun contatto con la realtà, noi si truccava i motorini, si faceva l’impossibile per avere una moto, adesso conta solo il telefonino”.
Lo scontro generazionale esiste da sempre, e gli adulti sono sempre stati critici verso le nuove mode, la nuova musica, i nuovi modi di pensare ed essere.
È normale, così come gli adulti cercano di educare i figli secondo modelli che per loro rappresentano la giusta formazione, ad esempio facendo guardare ai bambini serie di cartoni animati giapponesi reputati a loro tempo spazzatura dalle precedenti generazioni o mettendoli a sedere su ciclomotori puzzolenti, inquinanti, potenzialmente esplosivi, allo stesso modo il figlio adolescente troverà dei modelli educativi completamente differenti, spesso in contrasto con quelli dei genitori. È normale, sono le fasi dell’evoluzione umana ed è giusto che sia così.
L’educazione, la formazione, sono il risultato di queste componenti: il genitore e il bambino, il super Io e l’Es, Eddie Vedder e SferaeBasta.
Assecondare, ascoltare, mai costringere ma cercare una mediazione sono le ricette giuste per trovare la strada verso la migliore formazione; fare in modo che il carattere del virgulto si formi fra lo sbocciare di una personalità nel dogma assoluto della migliore convivenza con gli altri.
È vero però che le nuove tecnologie portano soprattutto, ma non solo, le nuove generazioni a perdere il contatto con la realtà, a vivere in un mondo virtuale dove tutti i dubbi, i problemi quotidiani, addirittura l’interazione con le altre persone si risolvono davanti allo schermo di un device.
Ecco dunque che si pone il problema, anzi si impone la necessità di trovare un veicolo di realtà, un metodo per educare i ragazzi, gli adolescenti ad affrontare piccoli problemi quotidiani, e il genitore Motociclista spesso vede proprio nella motocicletta un oggetto che può sia appassionare il pupo, che regalargli una salubre immersione nella realtà, nei piccoli problemi quotidiani, nelle difficoltà da affrontare e superare che non si possono risolvere con una app.
La moto bisogna imparare a guidarla, se lasci la frizione troppo presto si spegne, se non metti benzina non va e devi usare un self service, per il quale devi avere i soldi e non è così scontato che si abbiano dietro; impone di risolvere piccoli problemi come il trasporto di un piccolo bagaglio, dove lasciare il casco una volta arrivato, oppure legati alla manutenzione come un rabbocco dell’olio nel miscelatore o come ungere una catena; regala una libertà immensa negli spostamenti verso la scuola, i posti di ritrovo con gli amici o per portare a spasso la ragazza, ma richiede un’assunzione di responsabilità enorme.
La moto impone una crescita, che per definizione è sempre veicolata dalla sofferenza, dalla difficoltà, ma che riesce a formare come poche altre.
Chiaramente, al momento di assecondare, mai incoraggiare né tantomeno costringere il ragazzo a montare in sella a una moto il genitore, non necessariamente Motociclista anche lui, sarà consapevole dei rischi che questa scelta può portare. La moto E’ una cosa pericolosa, e molto, e ognuno di questi genitori dopo aver speso, e tanto, penato per insegnare o speso ancora per far imparare al figlio come si prende una motocicletta resterà serate intere con gli occhi pallati fissando il soffitto in attesa di sentire, sempre una mezzora buona dopo il termine ultimo concordato per il rientro, il rassicurante smarmittìo della puzzola scoppiacandele nella strada sottocasa, segno che il pupo è rientrato ancora una volta sano e salvo. E quanto sarebbe stato più facile sapere che senza la moto sarebbe rientrato con l’ultima corsa dell’autobus, invece di saperlo a giro per le strade con tutti i deficienti che girano briachi?
Sono dubbi, domande che ogni genitore si pone, e di risposte non ce n’è mai una sola.
Certo di sistemi per educare i ragazzi a stare al mondo possono essercene infiniti altri, ma noi siamo Motociclisti, e sinceramente non ne vediamo di migliori.
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