LA VERA ORIGINE DEL SALUTO FRA MOTOCICLISTI - da " Almanacco Illustrato del Motociclista"

Il saluto fra Motociclisti, il cenno con la mano sinistra che si scambiano quando si incrociano, è uno dei gesti che maggiormente identificano gli appartenenti a questa specie.
Segno distintivo di chi è “iniziato” alla pratica e alla vita motociclistica, questo semplice gesto della mano, o della testa nei Paesi con guida a sinistra perché (orrore) imporrebbe di lasciare la manopola del gas e subire una brusca e repentina decelerazione, ha una valenza di significati enorme.
Significa accomunamento, fratellanza, disponibilità verso l’altro appartenente alla stessa tribù.
Sollevando le quattro falangi dalla manopola, il Motociclista dice all’altro “in me avrai sempre un fratello, pronto a soccorrerti in caso di bisogno, ad aiutarti nel caso tu perda la strada o se la tua moto dovesse avere un problema.
Mi fermerò se ti vedrò in difficoltà al lato della carreggiata, ti aiuterò a ripartire se possibile per continuare a godere di questa gioia che solo un altro motociclista può conoscere veramente.
Assaporeremo l’uno i racconti dei viaggi e delle esperienze dell’altro davanti ad una bella birra, la sera, quando ci troveremo stanchi, sporchi di polvere e moscerini ma completamente appagati da quella passione che ci accomuna.
Niente dovrà mai veramente impensierirti durante il tuo girovagare, finché incrocerai chi come te arde dello stesso fuoco e della stessa inesauribile passione”.
O anche, più semplicemente “ciao bello! Bella giornata, eh?!”
Questo, in sostanza, il significato che il saluto fra Motociclisti ha assunto nel corso dei decenni, da quando i primi centauri motorizzati hanno cominciato ad incrociarsi e via via a prendere coscienza di sé e della propria identità.
In realtà, data l’importanza di questo bellissimo gesto nella Cultura Motociclistica e volendo approfondirne l’origine, siamo arrivati dopo lunghe e laboriose ricerche a carattere filologico, di analisi degli autori, delle fonti in possesso dell’accademia della Frusca (la mì nonna diceva “frusca”, non “Crusca”, quindi è la parola corretta!) e anche di numerose testimonianze dirette, non ultima quella del sig. Achille Pampaloni, detto il “Beone”, carbonaio di Morbegno (So), a poter affermare che il saluto fra Motociclisti sia in realtà frutto di una fortunosa casualità.
Si ipotizza con quasi assoluta certezza che l’incontro che ha dato origine a questa pratica sia quello avvenuto nella primavera del 1907 fra il Cavalier Donato Saltafossi, e l’Ingegner Gustavo Ribecchini sulla strada che costeggia al lato di levante la riva del lago di Como. 
Il Saltafossi, conduttore di una splendida Harley Davidson “Strap Tank” 4 hp, gioiello di importazione americana, un mostro di potenza all’epoca, addirittura doppia di quella della francese Griffon Zédel 250 cc condotta dall’Ingegner Gustavo Ribecchini che proveniva in senso contrario, era intento ad allontanare numerose api ospiti di una fattoria vicina, alle quali aveva involontariamente recato fastidio con i gas e il chiasso della motocicletta. Costui, smanaccando cercava di allontanarne quante più possibile con infruttuoso successo, tanto che gli insetti continuavano inesorabilmente ad attaccarlo e a pungerlo nell’unica zona lasciata scoperta dall’abbigliamento protettivo indossato per adeguatamente condurre il motoveicolo: il viso.
Il Cavaliere si vedeva così costretto ad abbandonare il manubrio della propria macchina americana per sbracciarsi in quelli che potevano essere scambiati da un altro Motociclista con la vista confusa da vibrazioni ben al di là della possibile umana capacità di sopportazione in cordiali segni di saluto.
Impossibilitato a stringere i freni della motocicletta, il Saltafossi era così costretto a procedere la marcia per inerzia, mentre il Ribecchini contraccambiava cordialmente quello che dovette parergli un cenno di saluto fra gentiluomini accomunati dalla stessa passione per la meccanica.
Purtroppo furono pochi i testimoni diretti della comica scenetta, ma il Ribecchini, da quel giorno, non mancò mai di salutare con un gesto della mano i fratelli Motociclisti che avrebbe incrociato per strada.
L’usanza del saluto si diffuse rapidamente fra i pochi fortunati e danarosi proprietari di moto dell’epoca, divenendo sempre più un segno distintivo conosciuto e praticato da quasi ogni Motociclista.
Il Cav. Saltafossi venne guarito in pochi giorni dalle numerose punture di api dalle cure e dagli unguenti spalmati con amorosa solerzia dalle bianche manine della bella signorina Luisetta Calafrasca di Bellagio, presso la cui residenza il Saltafossi si stava recando in visita al momento dell’incidente con gli indispettiti insetti.
Questa usanza del saluto fra Motociclisti si rinnova, ovviamente, nel caso del Motociclista che ne incrocia un altro.
Ognuno va per la sua strada e andiamo d’amore e d’accordo. Diverso è il caso in cui l’altro ce lo troviamo davanti oppure arriva a fionda a mangiarci la coda. In questo caso diventa quasi sempre “l’avversario”, del quale si narra, miei piccoli lettori, nella prossima tavola.

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